Oramai è chiaro per tutti dopo gli ultimi annunci delle Banche centrali che il mercato dovrà fare i conti con tassi alti ancora per un po’. Quali sono le conseguenze per le varie asset class? Ce lo spiega questa dettagliata analisi a cura di Michaël Lok, Group CIO e Co-CEO Asset Management di UBP – Union Bancaire Privée.
Cosa vuole dire “tassi più alti più a lungo”? Ne consegue che per gli investitori si presentano diverse opzioni di allocazione rispetto alle limitate alternative sull’azionario che hanno dominato in tempi recenti.
Infatti, i mercati azionari continueranno a essere alle prese con una maggiore volatilità a causa del nuovo contesto di tassi più alti. Questo crea nuove opportunità ed evidenzia l’importanza di costruire il proprio portafoglio secondo strategie tattiche di asset allocation.
Basandoci sul nostro scenario macroeconomico per il 2024, riteniamo che l’obbligazionario offra rendimenti interessanti, poiché dovrebbe finalmente essere giunto alla fine dei due anni di mercato orso: i tassi hanno raggiunto il picco ed è probabile che la Federal Reserve inizi a tagliarli nel secondo semestre del prossimo anno.
All’interno dell’universo obbligazionario, preferiamo obbligazioni investment grade con una durata intermedia (3-5 anni) oppure obbligazioni high yield a breve termine (1-3 anni). Non stiamo investendo in obbligazioni con una duration maggiore, poiché i rendimenti decennali hanno un limitato downside in un contesto macroeconomico solido, mentre il deficit USA rimarrà una preoccupazione a lungo termine per gli investitori.
Nonostante l’elevata volatilità, manteniamo un’allocazione neutra verso l’azionario, che rimane una delle poche asset class in grado di offrire rendimenti non limitati. Dopo due anni di crescita limitata, riteniamo che il 2024 vedrà utili a doppia cifra. Grazie a un contesto macroeconomico solido e a un’inflazione persistente, le aziende statunitensi vedranno accelerare la crescita dei ricavi. Con i titoli azionari globali attualmente scambiati al di sotto delle loro medie storiche di valutazione, qualsiasi eccesso di ribasso darà modo agli investitori di aumentare la loro esposizione.
Data la maggiore volatilità, gli investitori dovrebbero privilegiare l’uso di prodotti strutturati equity-linked in grado di cogliere rendimenti simili anche con una volatilità inferiore.
Manteniamo un’esposizione neutrale verso gli hedge funds e l’oro, dato che in passato queste asset class hanno dimostrato di essere una fonte preziosa di diversificazione all’interno dei portafogli, in particolare in periodi in cui sia il mercato obbligazionario che quello azionario erano entrambi in calo.
Per quel che riguarda l’azionario, manteniamo una posizione neutrale, sostenuta dalla solidità dell’economia statunitense e dal picco dei tassi di interesse, che beneficiano della riduzione delle pressioni inflazionistiche a livello globale.
Tuttavia, non ci aspettiamo che le valutazioni azionarie miglioreranno rispetto ai loro livelli attuali, poiché sono già emerse alternative che offrono rendimenti simili ma con una volatilità inferiore.
Per il mercato azionario, prevediamo che nel 2024 vi sarà un rendimento totale atteso pari al 12%, di cui il 10% derivante dalla crescita degli utili societari e il 2% da dividendi/buyback di azioni.
Continuiamo a rimanere sovrappesati sulle azioni statunitensi e abbiamo migliorato l’esposizione al Giappone (passando da sottopeso a sovrappeso), poiché le riforme economiche e di governance dovrebbero dare il via a un’accelerazione della crescita degli utili.
Per quel che riguarda le banche centrali, ci si aspetta che sia la Fed che la Bce proseguano con una pausa, mentre il rischio di ulteriori rialzi è limitato. Pertanto, manteniamo una posizione neutrale sulla durata dell’esposizione a tutte le valute, nell’attesa che la curva dei rendimenti si normalizzi ulteriormente.
Continuiamo a privilegiare obbligazioni di elevata qualità dato che i fattori tecnici di mercati rimangono solidi, con rendimenti alti, offerta moderata e spread che dovrebbero rimanere range-bound. La parte della curva a 3-5 anni sembra la più interessante per bloccare i rendimenti e beneficiare di un forte roll-down.
Gli spread di credito si trovano solo nella fascia media e le metriche di credito delle società ad alto rendimento si stanno deteriorando man mano che si avvicinano alla data di rifinanziamento. È troppo presto per aggiungere rischio e preferiamo rimanere selettivi nel segmento high-yield, concentrandoci su emissioni di breve durata.
Verso la fine dell’anno, i tassi di cambio del dollaro statunitense rimarranno ben sostenuti, grazie agli elevati livelli di carry front-end e alla dinamica ancora positiva dei dati economici. Il cambio euro/dollaro dovrebbe assestarsi a livelli più bassi, in linea con l’andamento dei differenziali dei tassi d’interesse a due anni; un passaggio a 1,02 è possibile.
Foto di copertina di Lukas: https://www.pexels.com/it-it/foto/foto-ravvicinata-del-foglio-di-calcolo-del-sondaggio-590022/
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