Dal punto di vista degli investimenti, la Cina è sempre stata il “place to be”, l’asset che non poteva mancare nei portafogli. Le grandi prospettive del Paese, agevolate da un mercato interno enorme e dalle sue capacità di esportazione, hanno sempre giocato a favore del colosso asiatico che negli anni ha scalato ogni classifica diventando la seconda potenza mondiale.
Eppure negli ultimi anni la forza della Cina ha vacillato più volte a partire dalla pandemia da Covid. Le serrate multiple hanno indebolito l’economia e la coesione sociale. A gennaio sembrava che il 2023 fosse avviato a diventare l’anno della Cina, con l’economia che aveva riaperto con grande clamore dopo un lockdown prolungato e la spesa per consumi che aveva registrato un’impennata. Però, a differenza di molte economie occidentali, lo slancio iniziale si è affievolito. E ora i rischi sembrano aver preso il sopravvento sulle opportunità offerte da Pechino. il sentiment di sfiducia è salito a dismisura con le vicende di Evergrande e il quasi fallimento di Country Garden.
Accanto a questo ci sono poi le problematiche geoplitiche: le continue tensioni con gli Stati Uniti e i vicini asiatici per il controllo di Taiwan rendono la situazione problematica. La necessità di Pechino di impadronirsi dell’isola per controllare il Mar Cinese si scontra con la difesa della fabbrica mondiale di semiconduttori fatta dai Paesi occidentali.
Di tutto questi ci parla il numero di ottobre di Limes: le sfide che si trova ad affrontare il presidente Xi Jinping sono enormi e altrettanto lo sono le attese sulle politiche di riforma e apertura. Un numero da non perdere per capire dove sta andando l’Asia, e di conseguenza il mondo intero.