Il ferro costava più dell’oro? Ebbene sì. Certo, non in tempi recenti, ma circa 4mila anni fa. In ogni caso è successo anche questo. Si tratta di una informazione non fine a se stessa, ma calata in un ben preciso ambito storico, politico e geografico.
“Quando il ferro costava più dell’oro. Storie per capire l’economia mondiale” è un saggio pubblicato qualche mese fa da ADD Editore (328 pagine, 19 euro) che ripercorre la storia dell’uomo e delle civiltà dal punto di vista delle materie prime. L’autore, l’economista Alessandro Giraudo, ci conduce in un viaggio affascinante tra rame e stagno, bronzo e ferro, oro e argento. Ma anche beni agricoli, spezie, legname….
Tutte materie prime che hanno condizionato la vita e le civiltà. La vicinanza o comunque l’accesso ai primi metalli ha determinato le fortune di alcuni popoli, l’ascesa di altri e la loro caduta nel momento in cui le miniere si sono esaurite o sono cadute in mano ad altri. I cambiamenti climatici (sì, sono sempre esistiti) hanno determinato flussi migratori in un senso o nell’altro: l’aumento delle temperature dall’Africa verso Europa e Asia, le mini glaciazioni dall’estremo nord verso il Sud Europa.
Come recita la quarta di copertina, “Il libro legge la storia come un cubo di Rubik in cui ogni tassello rappresenta una variabile: guerre, religioni, serendipità o coraggio cocciuto, carestie e abbondanza non sono che gli elementi perennemente in movimento di un contrappunto senza fine”.
Un’esplorazione del mondo che permette di “unire i puntini” della geografia e della storia. Perché Bruges era così centrale nel Medio Evo? E perché Genova, Firenze e Venezia erano tra gli stati più ricchi dell’Europa? Lasciatevi condurre da Giraudo. Ogni “racconto è a se stante e si può saltare da uno all’altro a proprio piacimento, ma alla fine del saggio aver unito tutti i “puntini” ci permetterà di capire molto più sul mondo in cui viviamo e perché siamo arrivati a questo punto.