Immaginando che gli investimenti nei metalli preziosi siano argomento di grande interesse per i nostri lettori a caccia di beni rifugio dall’inflazione, ospitiamo oggi l’interessante analisi di Roberta Caselli di Global X sulla direzione del prezzo dell’oro nei prossimi mesi.
L’oro rimane vicino a livelli che non si vedevano dal marzo dell’anno scorso, spinto da un dollaro più debole e dalle aspettative che le principali banche centrali, in particolare la Fed, stiano terminando il loro ciclo rialzista. Negli ultimi mesi, infatti, l’andamento del prezzo dell’oro è stato particolarmente legato alla politica monetaria della Fed e al potenziale rallentamento del suo ciclo di inasprimento: essendo un asset privo di rendimento, l’aumento dei tassi reali dei Treasury aumenta il costo opportunità di detenere oro, riducendo l’attrattiva dell’investimento.
Attualmente, il rialzo dei tassi sui fed funds di 25 punti previsto per maggio è valutato intorno all’87% e si prevede che anche la BCE continuerà il restringimento il mese prossimo. Nei mesi successivi, i mercati si aspettano una pausa nel percorso da falco della Fed, il che suggerisce che i tassi reali e il dollaro americano potrebbero perdere un po’ di terreno. Storicamente, la correlazione dei metalli preziosi con i rendimenti reali e il dollaro americano è negativa. Il calo dei tassi d’interesse dovrebbe rafforzare la redditività degli investimenti in oro e favorire dunque un rialzo.
Inoltre, prevediamo che la domanda da parte delle banche centrali rimarrà elevata, poiché i disordini geopolitici continuano a spingerle ad acquistare oro. L’oro svolge un ruolo fondamentale nel processo decisionale delle banche centrali, essendo ancora cruciale per il funzionamento del sistema monetario globale: secondo l’ultimo sondaggio del World Gold Council sulle riserve auree delle banche centrali, il 25% di esse prevede di aumentare le proprie riserve auree, poiché il metallo giallo può sostenere i sistemi bancari nazionali e ammortizzare i problemi della bilancia dei pagamenti. In generale, i banchieri centrali delle economie emergenti e in via di sviluppo considerano l’oro molto importante per la loro strategia di gestione delle riserve, date le sfide che devono affrontare per mantenere valute stabili e flussi di capitale ordinati. Nel complesso, lo scenario geopolitico potrebbe ulteriormente aumentare la domanda di oro, inducendo le banche centrali a detenere più oro come attività di riserva nel tentativo di proteggersi dai rischi valutari.
Sul fronte della produzione, dopo aver recuperato i ritardi causati dal COVID, i minatori d’oro con bilanci sani dovrebbero essere in grado di continuare a investire nell’esplorazione.
Sebbene l’oro possa essere soggetto a rischio di contagio nei periodi di volatilità a breve termine, la sua tesi di investimento è rimasta valida nel lungo periodo. L’oro presenta una minore correlazione di lungo periodo con altri asset rischiosi e rimane quindi un potenziale diversificatore di portafoglio interessante, in particolare per il solido track record di asset class stabile, con una correlazione bassa o negativa con attività come i titoli del Tesoro, le azioni e il dollaro statunitense.
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